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L'Etna

In riva al mare Ionio, tra Taormina e Catania, si erge maestoso il maggiore vulcano d'Europa: l'ETNA. Questa montagna che, come tutti i vulcani, fuma, spira fuoco, tuona, ha ispirato gli antichi, che hanno legato l'Etna al soprannaturale. Così il vulcano venne visto come un mostro demoniaco cui si dovevano fare omaggi per placarne le tremende ire. Anche Pindaro ed Omero, nelle loro opere poetiche, hanno descritto le vicende umane legate all'attività dell'Etna.

La montagna ha un perimetro di circa 300 km. ed, in altezza, supera i 3340 metri. E', da sempre, la valvola di sfogo dell'immane forza della natura, quando dalle viscere della terra scatena la sua ira incontenibile e spinge con boati e scosse di terremoto, la massa incandescente di materia che rovescerà sul terreno in un terrificante spettacolo di fuoco. La lava è quella pasta fluida di rocce fuse che, ad una temperatura superiore ai 1.000° l'Etna non si è mai stancato di eruttare. Essa è formata da silicati che contengono anche gas sciolti allo stato molecolare. Per tale motivo, come per la fuoriuscita, la temperatura di cui si parlava, si abbassa repentinamente e in conseguenza di ciò', oltre che per le mutate condizioni di pressione, i gas "scappancioèabbandonano la massa per diffondersi nell'aria.

Vulcano

La colata presenta uno strato superficiale che rapidamente, raffreddandosi, si scurisce, mentre la fluidità sottostante determina l'avanzata della colata lavica con formazioni di Hornitos e grotte di scorrimento lavico. Sulle pendici, di coni o crateri spenti, se ne possono contare a centinaia. Ognuno di essi, eruttando lava più o meno copiosa, ha contribuito all'edificazione di questa colossale opera della natura. Ogni cono rappresenta un evento, più o meno tragico del passato, perché innumerevoli e spesso disastrose sono state le eruzioni di questo vulcano da millenni ininterrottamente attivo. L'epoca storica menziona particolarmente quelle del 475, del 396 e del 36 a.C. , e poi quelle del 1183, del 1329 e del 1669,quando la colata raggiunse Catania. Fra le più recenti c'è quella del 1928 che raggiunse e distrusse in parte la cittadina di Mascali. Fra le ultime eruzioni ricordiamo quella del 1971, che distrusse l'Osservatorio Etneo, che fungeva anche da base per le escursioni, il piccolo rifugio e la stazione di arrivo della funivia e quella del 1983 che arrecò danni in una zona del vulcano di particolare interesse turistico distruggendo infatti alcuni alberghi e strutture turistiche, nonché la strada provinciale 92.Le lave nel loro passaggio, se da un canto distruggono e allontanano l'uomo , per contro rinnovano le superfici coltivabili. Infatti solidificandosi e disgregandosi nel tempo, con l'aggiunta di ceneri fresche che abbondanti vi si depositano per le continue esplosioni dei crateri, le lave vengono a formare un nuovo humus dove la cospicua presenza di potassio e di fosforo giustifica la notevole fertilità di questi terreni che offrono , pertanto, buone possibilità d'insediamento umano. L'Etna fasciato com'è di tanta natura, si erge smagliante di tutti i verdi possibili, che il sole di Sicilia esalta: dal verde dei ricchissimi agrumeti, tutt'intorno alla sua base, al verde dei castagneti, dei noccioleti, dei frutteti e dei vigneti, nella zona pedemontana. Infine il verde intenso dell'immensa fascia boschiva di pini e querce al limite della zona desertica, dove spiccano qua e là le ginestre arborescenti, raggianti , in primavera, di quel bel giallo-oro della loro fioritura.L'Etna è un enorme serbatoio di acqua in quanto accumula, per sette mesi all'anno, milioni di metri cubi di neve, che alimentano le falde acquifere da cui i paesi etnei in particolar modo traggono l'acqua potabile.

 

Intorno agli anni quaranta - cinquanta la neve veniva sfruttata in modo particolare . Nel periodo invernale essa veniva accumulata all'interno della cosiddetta "fossa a nivi" e veniva ricoperta a forza di braccia con la sabbia che si trovava intorno. Alla fine della primavera gli uomini andavano ad estrarla tagliandola in blocchi che venivano messi dentro sacchi di iuta ricoperti con felci affinché mantenessero la frescura necessaria per il tempo occorrente al trasporto che avveniva con i carretti, fino a Nicolosi e, da qui, a Catania dove veniva utilizzata per confezionare gelati e granite. Tale attività costituiva una delle risorse del paese.

A proposito di risorse, un piccolo cenno meritano le inesauribili cave di basalto, la cui pietra, sebbene durissima, ben si presta al lavoro di scalpello. Testimonianza di tale utilizzo sono le innumerevoli costruzioni esistenti ancor oggi nei vari paesi del circondario e di alcuni centri della Sicilia: pavimentazioni di strade, stipiti di porte e finestre, muri di contenimento, sculture (il "Liotru" di Catania), frantoi per macinare ulivi e frumento, la "petra di consu" usata nei palmenti e così via. Il tutto realizzato a mano dagli specialisti dell'epoca: gli scalpellini.

Attualmente il basalto viene utilizzato anche nell'industria edilizia : macinato, si ottiene il cosiddetto "azzolu", elemento base per la formazione del cemento armato.