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Il Paese fino al 1669

 

Fin dal suo nascere, però, a causa della sua ubicazione sulle pendici del vulcano, NICOLOSI sembrò destinato a mille sventure: terremoti ed eruzioni... Nonostante ciò, frequenti erano nel luogo le visite della regina Eleonora, moglie di Federico II d'Aragona e, più tardi, della regina Bianca di Navarra, moglie di re Martino che soggiornò a lungo nel monastero. Proprio grazie al coraggio della regina Bianca gli abitanti non abbandonarono il paese nel corso dell'eruzione del 1408; non meno minacciosa e spaventosa dovette essere l'eruzione del 1444. Comunque il borgo di NICOLOSI cresceva d'importanza al punto che, nel 1447 divenne feudo del Principe di Paternò e fu amministrato da suoi procuratori che risiedevano a Malpasso. (Questo è quanto riporta S. Mirone nel libro " Monografia Storica dei Comuni di Nicolosi, Trecastagni, Pedara e Viagrande " (tip. Coco, Catania,1875) come notizie riferite da Giuseppe Gemmellaro. Certo è che ancora nel 1747, come risulta in " Sicilia Nobile " di F. Villabianca " al principe di Paternò erano aggregati i casali e le terre di Belpasso, Nicolosi, Stella Aragona e Camporotondo ". In un certo senso si può dire che tale dipendenza durò fino al XIX sec. )

Dopo le eruzioni del 1536 e del 1537 ed il terremoto del 1542 mentre i monaci di S. Nicola ottenevano prima temporaneamente, poi definitivamente il permesso di abbandonare il monastero, il paese continuava ad ingrandirsi verso sud, attorno alla Chiesa che, nel 1601 divenne parrocchia, svincolandosi da Mompilieri. I " fuochi " cioè le famiglie residenti aumentavano e ciò faceva sperare anche in uno sfruttamento agricolo più ampio nel territorio; invece le eruzioni, le carestie e le pestilenze che si susseguirono, ridussero le risorse del nostro piccolo centro, riportando alla luce una vecchia piaga, quella del brigantaggio, retaggio delle misere condizioni economiche di un tempo. Un nuovo e violento arresto nella crescita venne nel 1633, quando dopo un violento terremoto fu la volta di una nuova e terribile eruzione che distrusse case e provocò vittime.

(Nel manoscritto del nostro concittadino Sac. VINCENZO MAGRI', cappellano maggiore della Chiesa Madre, che scrisse la storia degli avvenimenti del 1669,ripresa dal Recupero nella sua "Storia Generale dell'Etna", possiamo leggere : - Al 21 febbraio, (1633) alla mezzanotte di giovedì e venerdì, venne un terribilissimo terremoto in Nicolosi, che atterrò la maggior parte delle case nella Contrada del Piano, assieme con la Chiesa della Madonna dell'Idria; e sotto le pietre morirono 17 persone piccole e grandi e molte ne furono uscite vive dalle atterrate case. - ) Questa situazione di disagio spiega il mancato sviluppo in tali anni e l'esiguità numerica degli abitanti che, nel 1653 ammontavano a soli 515. A dare il colpo definitivo giunse poi la più terribile, forse, delle eruzioni storiche dell'Etna,quella del 1669 che raggiunse Catania.